affari di famiglia

mercoledì 31 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 29 commenti


Durante la mia scorsa permanenza a Napoli ho ricevuto un regalo che non ha prezzo, un regalo che mi ha onorato ricevere, anche se ne sento un po’ il peso della responsabilità, un regalo che custodirò gelosamente e che tramanderò ai miei nipoti.
Una mia carissima zia mi ha regalato il quaderno di ricette della mia bisnonna Maria (che è andato a fare compagnia a quello della bisnonna Ida, di nonna Lydia e di nonna Livia).
Lievi pagine ingiallite, vissute, scritte con una grafia accurata e regolare, con dedizione e garbo.
La cosa che più mi ha colpito è vedere come anche i gusti si tramandino: il quaderno è pieno di ricette di brioche, di dolci di castagne e di biscotti, potrebbe essere il mio, se non fosse per alcuni termini desueti e per il fatto che la mia grafia è pressocchè illeggibile, ereditata dal nonno medico più che dalla bisnonna gentildonna.
Tra le ricette questi taralli di Pasqua, un impasto facilmente lavorabile e maneggiabile, poco dolci e poco grassi, l'ideale per la prima colazione.
Le dosi di nonna Maria sono per 10 uova, io ne ho utilizzate solo 2.


TARALLI DI PASQUA DI NONNA MARIA

2 uova
100 gr di zucchero
50 gr di sugna
Buccia grattugiata di 1 limone
1 goccio di rum
1 puntina di bicarbonato di soda
1 cucchiaino di cremor tartaro
Farina quanta ne prende (320 gr.)

Nel quaderno non si accennava al procedimento, io ho impastato gli ingredienti aggiungendo la farina per ultima.
Ho dato la forma classica dei taralli, formando con la pasta dei rotolini spessi 1 cm e lunghi una quindicina di cm, intrecciandoli a due a due e chiudendoli a ciambella.
Ho infornato a 180 gradi per una mezz’ora

Permettetemi di dedicare questo post a tutte le nipoti di nonna Maria sparse per il globo, vabbè anche ai nipoti, sennò papàtzatziki chi lo sente

la mia N.1

lunedì 29 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 36 commenti

Zio Paperone aveva la sua famosissima N. 1, la sua prima moneta guadagnata, la mia numero 1, forse un pò meno famosa, è la prima ricetta segnata sul mio primo quaderno di ricette.
Mammatzatziki le preparava spesso a mio fratello (vi ricordate la sua guida e la sua pasta?) e a me quando eravamo bambini, svariate volte ci siamo accapigliati per l’ultimo uovo alla monachina.
Così quando ho cominciato ad appuntare le ricette da portare via con me, questa è stata la prima. Naturalmente trattasi di ricetta tipica napoletana.

Variazioni sul tema:
Se volete realizzarle per un aperitivo provate ad usare le uova di quaglia, come mi ha insegnato la mia amica Mariella.
Artemisia, invece utilizza la ricotta al posto della bechamelle


UOVA ALLA MONACHINA
Per 4 persone

4 uova sode
1 uovo crudo
50 gr prosciutto cotto a pezzetti
2 o 3 cucchiai di parmigiano grattugiato
noce moscata
sale
1 bechamelle molto densa fatta con circa 200 ml di latte, 20 gr di burro e 25 gr di farina
farina
pangrattato
olio per friggere (io uso l’extra vergine)

Tagliare a metà(nel senso della lunghezza) le uova sode raffreddate e sbucciate.
Togliere i tuorli e con l’aiuto di una forchetta sminuzzarli.
Unire alla bechamelle raffreddata i tuorli sodi,il prosciutto,il parmigiano,la noce moscata e mescolare bene.
Riempire i bianchi dell’uovo sodo tenuti da parte e rifare la forma dell’uovo (in modo da avere 1 uovo formato per metà da albume cotto e per metà dal composto di bechamelle e tuorli).
Infarinare, passare ogni uovo in 1 uovo sbattuto e poi nel pangrattato e friggere in olio bollente

tu tien' 'e ppigne 'n capa

venerdì 26 marzo 2010

Pubblicato da robertopotito 25 commenti


"tu tien' 'e ppigne 'n capa" spesso la mia amica Lydia mi apostrofa in questo modo e così ha fatto questa mattina quando a mezzogiorno in punto é entrata dalla porta di casa mia ed ha visto con terrore i vari impasti spiccicati e sparpagliati in tutte le stanze di quello che una volta era un appartamento...La dolce creaturina si era offerta di aiutarmi nei preparativi per il mercatino di beneficienza di Pasqua.
La eterea fatina partenopea, la leggiadra ed ultraterrena Winx mi ha aiutato ad impastare, incordare, laminare, spatolare ed infornare fino al totale sfinimento fisico e psichico, ma entrambi siamo felici e contenti così...
Questa ricetta è originaria dell'alta Irpinia e si prepara in occasione della Pasqua e viene di solito regalata alle persone che si amano...





Pigne di pasqua

1 kg farina 0 w 250 (mediamente forte)
250 gr burro morbido
550 gr lievito naturale ben maturo
5 uova intere
350 gr latte intero
420 gr zucchero semolato
Buccia di limone grattugiato
Estratto di vaniglia

Intridere il lievito naturale con la farina e cominciare ad aggiungere gradatamente il latte assieme alle uova, che andranno incorporate in 2 riprese.
Montare il burro a pomata con lo zucchero ed aggiungerlo gradualmente (almeno in 3 riprese) all’impasto.
Solo alla fine aggiungere gli aromi ed un pizzico di sale.
Lavorare energicamente per almeno una ventina di minuti, sbattendo ripetutamente l’impasto.
Fare riposare per una nottata al coperto con pellicola trasparente in una ciotola unta di burro.
Il mattino dopo riprendere l’impasto, ricavare dei filoncini della lunghezza di 15 cm e dello spessore di 2 cm circa. Con il polpastrello incidere il filoncino a metà e formare un torciglione, chiuderlo a ciambella e posizionare un uovo su ciascuna di esse, a questo punto chiudere l’uovo a gabbietta (con 2 striscioline di impasto messe a croce)-
Vaporizzare con acqua e lasciare lievitare fino al raddoppio.
Nel frattempo preparare una ghiaccia reale con 250 gr zucchero al velo, 20 gr succo di limone e 50 gr di albume.
Cuocere le pigne in forno a 180 gradi.
A raffreddamento avvenuto cospargere le pigne di glassa e decorare a piacere con confettini colorati.

Troverete anche le pigne al mercatino di Pasqua di domani mattina (sabato 27 marzo) alla Chiesa Valdese di piazza Cavour a Roma, dalle 11 in poi. Potrete anche fermarvi a pranzo con noi-

La ricetta è anche su scatti di gusto

correva l'anno

mercoledì 24 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 28 commenti


Correva l’anno 2007, papàtzatziki per cui, evvivaddio, ogni occasione è buona per festeggiare, aveva deciso di non lasciar passare sotto silenzio il giorno del suo …esimo compleanno e aveva deciso di invitare quei 60/70 amici intimi.
Per evitare il divorzio con mammatzatziki, sarebbe stato un vero peccato dopo quasi 40 anni di onorato servizio, Lydiatzatziki aveva pensato bene di prendere in mano le redini della situazione e coinvolgere le fide amiche Giovanna e Mariella, che quando c’è da cucinare e spignattare non si tirano mai indietro.
Ne erano seguiti giorni di grande concitazione per decidere il menu e per cominciare la preparazione del pantagruelico banchetto.
Penso che al matrimonio di Carlo e Diana non siano state servite altrettante portate.
Lydiatzatziki e le fide amiche avevano passato giorni chiuse in cucina, ma la fatica era stata ampiamente premiata, erano uscite vittoriose e felici del successo riscosso.
Dopo 3 anni ancora ne parlano ed un giorno appollaiate su una sedia a dondolo davanti ad un caminetto, racconteranno l'epica impresa ai loro nipoti.

ANTIPASTI
• Polpettine in agrodolce (di Paola Rovetto)
• Striscioline di pollo al sesamo
• Mini quiche cipolle e mele (di Ernst Knam)
• Mini quiche pere e prosciutto crudo (di Eric Kayser)
• Cesti di pasta di pane con streghe e grissini accompagnati da:
crema di peperoni,
crema di melanzane,
humus (di Jean-Michel Carasso )
e crema di pecorino (di Enzo Raspolli)
• Caponata siciliana
• Bicchierini di gazpacho con minispiedini di ciliegine di mozzarella
• Triangolini di pizza di ricotta
• Gelato al parmigiano con pere essiccate
• Terrine al prosciutto
• Insalata di cruditè allo yogurt
• Insalata di seppie e fagioli di Controne
• Mini cornettini (di Elena Di Giovanni) con salmone
• Rosette di spada affumicata e cantalupo

PRIMI PIATTI
• Girandole capresi
• Cous cous trapanese

DOLCI
• Mini babà-delizia
• Bicchierini arachidi e caramello (di Christian Beduschi)
• Torta ricotta e pere
• Capresi bianche e nere monoporzione

Tutte le ricette le trovate qui
Io stavolta ho fatto i bastoncini di pollo, semplici, leggeri e veloci

BASTONCINI DI POLLO AL SESAMO CON SALSA IN AGRODOLCE

Per i bastoncini
Far marinare in frigo per circa 12 ore 4 petti di pollo tagliati a striscioline sottili e lunghe con 2 cucchiai di yogurt e 2 cucchiaini di curry, più qualche goccia di succo di limone.
Impanarli poi in una miscela di 100 g di corn flakes sbriciolati, 40 g di semi di sesamo, 40 g di parmigiano.
Disporli su una placca rivestita di carta forno, senza sovrapporli, spruzzarli con poche gocce d'olio e infornarli per 25 minuti a 180-200°, fino a doratura.

Per la salsa
Amalgamare 1 cucchiaio di maizena con 125 ml di aceto bianco, in un pentolino, aggiungendo 250 ml d’acqua, 125 g di zucchero, 60 ml di passata di pomodoro e regolate di sale.
Portare a ebollizione e cuocerla a fuoco medio finché non si addensa.
Servire il pollo con la salsa a parte, in una scodella

Questi bastoncini di pollo li trovate anche su scatti di gusto

maledetta primavera

lunedì 22 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 24 commenti

Per chi non se ne fosse accorto, ieri, o forse l’altro ieri, è cominciata la Primavera.
Visto che qui a Milano:

  • c’è un clima londinese, come diremmo noi a Napoli, “schizzichea” da un tot numero di giorni;
  • che quest’inverno sta durando troppo per i miei gusti e che gli umori ne risentono notevolmente;
  • che sono reduce da un w.e. al cardiopalma: maratona-staffetta Prison Break seconda serie con gli amici;


per evitare di lanciarmi nel Naviglio Grande, che in questo momento è anche stato prosciugato, ho deciso almeno di colorarmi una zuppa di farro e di utilizzare le ultime zucche.
Se per caso aveste la fortuna di vivere in un luogo in cui la Primavera si è ricordata di fare capolino, sappiate che vi invidio.

P.S.
Se non doveste avere mie notizie nelle prossime ore preoccupatevi ;-))


ZUPPA DI FARRO E ZUCCA

Per 4 persone
200 gr di farro
200 gr di zucca
½ cipolla
Olio
50 gr di pancetta
Rosmarino
Brodo vegetale

Mettere il farro in ammollo per 5 o 6 ore.
Tritare la cipolla e la pancetta e farle consumare in un tegame con dell’olio e aggiungere eventualmente dell’acqua per evitare che brucino.
Versare il farro ammollato, aggiungere del brodo vegetale leggero, un rametto di rosmarino e cuocere una mezz’ora/40 minuti.
Nel frattempo tagliare la zucca a cubetti, aggiungerla al farro e terminare la cottura aggiungendo, se necessario, del brodo vegetale.
Servire con un filo d’olio a crudo

il viral marketing e le 99 colombe?

sabato 20 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 18 commenti


Giuro che non si tratta di un’infezione letale trasmessa dalle colombe.
Mi è stato detto che il caso delle 99 colombe è un tipico esempio di viral marketing.
Naturalmente mi hanno dovuto spiegare cosa sia il viral marketing, io ho una formazione classica, posso parlarvi della perifrastica attiva e passiva, della grande armonia formale della composizione del discobolo di Mirone, o della rastrematura di una colonna dorica, ma quando si va su argomenti che abbiano a che fare con l’economia, la matematica et similia, parliamo lingue diverse.
Penso di aver capito che in parole povere, molto ma molto povere, il viral marketing è quello che noi comuni mortali potremmo chiamare passaparola o tam tam.
In pratica la nostra idea di diffondere i prodotti delle sorelle nurzia non solo come prodotti natalizi, si è espansa in maniera esponenziale attraverso la nostra capacità comunicativa.
E pensare che non sapevo neanche di avere una capacità comunicativa...
Io non so se le 99 colombe siano o no un esempio di viral marketing, se saranno mai oggetto di studio, se finiranno mai su wikipedia o su una tesi di laurea, so che per ora si sono diffuse ancor più dell’aviaria e della suina messe insieme, con una velocità inaspettata e disarmante.
Spero solo che al ministero della salute pubblica non salti in mente di studiare un vaccino apposito per bloccare quest’epidemia.




Sinora:

  • 236 sostenitori (tendenza in crescita)
  • 1170 fans su Facebook (e qui ci vorrebbe l'aggiornamento in tempo reale)
  • oltre 190 post nella bacheca della fanpage su FB
  • 20 post sul blog in una settimana
  • moltitudine di ordini in arrivo a Sorelle Nurzia
  • la riassunzione di Lorella e Claudia
  • l'interesse dei media (radio popolare, contro radio, confidenze)

Un ringraziamento a tutte le nonsopiùquante colombe

I bellissimi disegni delle colombe sono della nostra cara Nina

di quando un'orecchietta incontra una napoletana con velleità baresi

venerdì 19 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 29 commenti


C’è poco da fare, la pasta fresca non è nel mio DNA.
A Napoli non c’è la tradizione di prepararla, nessuna zia Pasquina si è seduta accanto a me e mi ha insegnato a muovere abilmente le dita con un coltello a lama liscia sopra un tavoliere.
Nessuna anziana parente mi ha tramandato l’arte della sfoglia.
Il massimo che mi era concesso da bambina era spezzare gli ziti quando nonna Lydia cucinava, uno dei ricordi che serbo con maggior affetto.
Questo è il motivo per cui la magica arte della pasta fresca, che sia all’uovo o di semola, ha su di me un fascino incommensurabile.
Sono attratta dalla pasta fresca come un’ape sul miele, con l’unica differenza che l’ape di miele riesce a mangiarne in abbondanza, io di pasta fatta da me, molto poca...
La settimana scorsa, durante la mia periodica tournèe in giro per l’Italia, ho tormentato la povera Cibou perché mi trasferisse un po’ della sua baresità insegnandomi le orecchiette.
A dire il vero già qualcun’altra ci aveva provato ma con scarsi risultati.
Non che alla povera Cibou sia andata meglio.
La mia parte del tavoliere era disseminata di cadaverini di orecchiette, solo qualcuna era riuscita a salvarsi e a rimanere in vita.
Mi scuso con la povera zia Pasquina, la zia di Cibou, che si sarà “arravotata” nella tomba nel vedere il mio scempio,nel vedere come ho barato rigirando l'orecchietta con il dito.
Oggi nessuna ricetta, per quelle vi rimando a Ciboulette, solo un reportage su delle povere malcapitate orecchiette che hanno avuto la disgrazia di incontrare una napoletana con velleità baresi
Ed ora vi presento le orecchiette belle, quelle di Cibou, di cui zia Pasquina andrebbe fiera...

...quelle che si ricavano "semplicemente" trascinando un pezzettino di pasta con il coltello sul tavoliere, senza rigirarla poi con il dito.
Naturalmente le abili mani che vedete in foto non sono le mie, sono quelle di Ciboulette.
Le mie meno abili mani, ma meglio fotografate, potete vederle qui



Ed eccole tutte insieme, orecchiette eretiche e orecchiette ortodosse, nella mischia si confondono


falsi miti

mercoledì 17 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 28 commenti

Ma di quanti falsi miti ci hanno imbottito il cervello?
Da bambini ci dicevano di mangiare tanti spinaci perché sono ricchi di ferro, pare invece che gli spinaci contengano ferro quanto gli altri ortaggi.
Hanno lasciato credere a noi donne che prima o poi sarebbe arrivato a prenderci il principe azzurro, state tranquille, e smettete di aspettarlo in groppa al suo destriero bianco, il principe azzurro non esiste e non è mai esistito.
Quanti di voi si sono ritrovati ad assistere alla comparsa del primo capello bianco, e quanti di voi non lo hanno strappato per paura che al suo posto ne saltassero fuori altri 8?
Alzi la mano chi non ha mai pensato che il soufflé fosse una preparazione estremamente lunga e laboriosa.
In grande ritardo, anche se non è mai troppo tardi, ho scoperto che il soufflé è semplice, veloce ed estremamente versatile.
Questo è a base di zucca e di farina di ceci.
Qui trovate il mio primo soufflé
Qui trovate il mio soufflé per “scatti di gusto”




SOUFFLE ZUCCA E FARINA DI CECI

2 uova
25 gr burro
35 gr farina di ceci
160 gr latte
300 gr di polpa di zucca cotta al forno
Sale

Schiacciare con una forchetta la polpa di zucca cotta in forno.
Preparare una bechamelle con il burro, il latte e la farina di ceci.
Lasciate raffreddare, aggiungere la zucca, il sale ed i 2 tuorli.
Montare a neve gli albumi (non devono essere montati a neve ferma) ed aggiungerli delicatamente al composto senza farli smontare.
Versare in 2 stampini da soufflé in ceramica da forno imburrati e mettere in forno a 160/170 gradi per 30 minuti circa.
Servire immediatamente

l'avete scampata bella

lunedì 15 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 32 commenti


A causa di questa tartelletta mi sono beccata della grulla, mi sono sentita dire “te tu voi fare un gran troiaio” (per favore leggetelo in fiorentino stretto), mi sono sciroppata una giaculatoria di oltre un’ora alle 7 della mattina sull’utilizzo della pate a bombe, della meringa all’italiana e del glucosio.
E pensare che volevo solo fare una mousse, o qualcosa di similare, al cioccolato ed olio d’oliva.
Ma voi non conoscete Lisa, Lisa è il larousse dei dessert in persona, Lisa conosce tutte le preparazioni di base della pasticceria e anche di più, ed io a lei mi rivolgo se ho dubbi esistenziali in campo pasticcero.
Per fortuna Lisa mi ha dissuaso dal fare un gran papocchio e mi ha suggerito di partire dalla ganache montata di Santin, e così ho fatto.
Quindi se ho fatto una tartelletta niente male, per favore, ringraziate Lisa.
La base della frolla è quella al mais, che ho utilizzato anche qui.

Dimenticavo di dirvi 2 cose:
1) le foto sono orribili, ci sono delle giornate in cui non c'è possibilità alcuna che la musa protettrice dei fotografi venga in vostro soccorso. In tal caso non resta che farsene una ragione e scegliere la meno peggio.
2) con questa ricetta partecipo al contest italo francese di altergusto che scade proprio oggi




TARTELLETTA CON GANACHE MONTATA AL CIOCCOLATO E OLIO D’OLIVA

Per la frolla


100 gr di farina 00
100 gr di farina di mais fioretto
60 gr di zucchero sottile (tipo zefiro)
100 gr di burro
1 uovo


Preparate la frolla come siete abituati a fare, io metto tutto nel Kenwood e con la foglia impasto tutto.Penso sia il modo migliore, si può utilizzare burro di frigo, non lo si maneggia, e si fa velocemente, il che non guasta.Foderare gli stampi per tartellette e metterli in freezer per qualche minuto.Ricoprirli di legumi per tenere la frolla bene in forma ed infornare a 180 gradi per una decina di minuti

Per la ganache montata al cioccolato e olio d’oliva
200 ml panna fresca
60 gr olio e.v.o
20 gr di glucosio
160 gr di cioccolato fondente al 50%

Portare ad ebollizione la panna e il glucosio. Versare quindi sul cioccolato fondente tritato, se non usate quello in pastiglie, farlo sciogliere bene.
Frullare il tutto con un frullatore ad immersione aggiungendo l’olio d’oliva, facendo attenzione a non incorporare aria.
Mettere il composto in frigo per almeno 12 ore (in realtà io l’ho tenuto solo un paio d’ore).

Al momento di servire, montare la ganache, non troppo soda. Deve restare soffice. Riempire le tartellette con la ganache e decorare a piacere

credetemi...

sabato 13 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 21 commenti



.... se vi dico che scrivere quanto sto per scrivere mi emoziona enormemente.
E credetemi anche se vi dico che ieri sera mi sono commossa.

Ho parlato con Mara: sono tutti increduli per quanto sta accadendo.

Gli ordini stanno cominciando ad arrivare copiosi, hanno richiamato gli operai stagionali e pensano di assumere una persona che si occupi solamente delle spedizioni.

Ma quello che ha colpito Mara più di qualunque altra cosa sono l'affetto e il calore che stanno arrivando da un mondo, quello dei foodbloggers, di cui non conoscevano neanche l'esistenza.

A volte mi chiedo che senso abbia affannarsi a pubblicare compulsivamente ricette che forse nessuno farà mai, che senso abbia cucinare e fotografare quasi fossimo giapponesi davanti alle vetrine di Prada, beh, forse un senso non ce l'avrà, ma per lo meno i nostri blog sono serviti a qualcosa stavolta

99 colombe, 99 bloggers che si mobilitano

mercoledì 10 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 24 commenti




la nostra bellissima colomba è opera di Nina-Francesca



Cari amici,
Artemisia Comina ed io stiamo avviando un piccolo progetto per dimostrare con i mezzi a nostra disposizione la nostra solidarietà verso l’Abruzzo in difficoltà.
Il nostro progetto-gioco coinvolge una storica azienda abruzzese, forse meno nota nel resto di Italia: l’azienda dolciaria Sorelle Nurzia, famosa per i suoi torroni a Natale, ma che produce anche biscotti, colombe, uova pasquali.
E' facile comprendere come e perché oggi l'azienda abbia delle difficoltà.
Per esserle in qualche modo d'aiuto avremmo pensato di indire un contest coinvolgendo 99 bloggers (99 è solo un numero simbolo, il numero simbolo dell’Aquila, noi ci auguriamo che i bloggers coinvolti possano essere molti di più) i quali dovrebbero pubblicare, il 6 aprile (giorno del primo anniversario del terremoto d’Abruzzo), una ricetta che utilizzi uno dei prodotti dell'azienda Sorelle Nurzia o che possa accompagnare un suo prodotto.

Nel frattempo vi invitiamo, ringraziandovi sin d'ora, a pubblicizzare come meglio credete questa iniziativa di solidarietà e ad andare a dare uno sguardo a 99 colombe, un nuovo blog


la colomba di Nina in versione quadrata è il logo della nostra iniziativa


Mi immagino vi chiediate come sia nato tutto questo ambaradan.
Vi copio la mail arrivata ad Artemisia da Mara, della Sorelle Nurzia , troverete la risposta alla vostra domanda



la foto dell'Aquila è della cara Alex

“Cara Rosa Maria, cari amici ,
scrivo da L'Aquila e precisamente da dentro una casina di legno antisismica che è diventata la mia nuova dimora lavorativa dopo il terremoto.
Il mio nome è Mara Marinangeli, mi occupo di Progetti Speciali, di strategie , di nuovi modi di inventare un modo di proporre il marchio Sorelle Nurzia che è l'azienda per la quale lavoro......non saprei dire onestamente che lavoro faccio da dopo il 6 aprile 2009 se non che invento ogni giorno la mia vita e quella di chi accanto a me ha deciso di non fermarsi e di far prevalere l'ottimismo innanzitutto.
Sarebbe illogico e falso se dicessi che va tutto bene ma la giusta ottica è quella che mi spinge a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e l'entusiasmo nel vivere la mia vita e nel cogliere le opportunità che questa tragedia ci ha messo davanti .
Se si vuole vedere il nero qui ce n'è da ogni dove.
Basta attraversare la strada davanti la fabbrica e ti trovi dentro Onna, dentro un paese fantasma dove i pullman di tutto il mondo vengono facendo tappa prima di arrivare a Pompei...più o meno i viaggi della tragedia ormai li dirottano tutti qui.
Vai dentro un paese raso a suolo , ti accori, ti giri intorno e poi guardi le nuove casine della ricostruzione dove le persone sembrano statuine in un presepe finto , dove sembra che la normalità abbia ripreso il suo posto ma dove mancano all'appello due generazioni: quella dei ragazzi e quella dei bambini del paese.
Questo è quello che vedi dentro Onna ma che a specchio trovi in ogni paese che circonda L'Aquila.
La mia città senza più il suo cuore pulsante, i suoi portici pieni di vita, le sue 99 chiese, 99 piazze, 99 fontane....senza la casa dove vivevo con la mia famiglia , le mie due bambine e mio marito. Casina antisismica di legno anche per la mia vita familiare.
Molto poco in piedi di tutto ciò che ci aveva lasciato il passato ma tanta energia giovane è rimasta ad osservare ed a progettare il modo e tempo giusto e propizio per rialzarsi.
Tra queste persone ci sono io con tutti i miei colleghi di Sorelle Nurzia che dall'11 maggio, appena sono tornati a riaccendersi i forni della fabbrica non abbiamo perso tempo siamo tornati a lavorare con una grinta incredibile.
Il terremoto ci ha sorpresi in modo vigliacco, di notte, sorprendendoci nel sonno.
Ci ha tolto tanto in 20 secondi dopo i quali abbiamo dovuto riorganizzare completamente le nostre vite ma abbiamo capito da subito che il lavoro ci avrebbe ridato la dignità e l'energia per non spegnerci dentro tanto dolore da cui eravamo circondati.
La vita nelle tendopoli è stata un'esperienza di grande crescita. La condivisione degli spazi con persone sconosciute, la mensa con altre 250 persone con cui si pregava prima di mangiare, la scuola dei bambini conquistata con grande fatica pur di non permettere che vivessero come senzatetto lasciati senza una guida o un punto di riferimento di un'insegnante.
Fare la fila per poter fare una lavatrice, non avere una parrucchiera per mesi.
A ripensarci mi vengono i brividi ma sento che siamo stati eroici.
Sorelle Nurzia ha fornito dentro le tendopoli le colazioni per tanti sfollati, io andavo a contare i cartoni nelle tende-mensa per fare un minimo di inventario ed aiutare la Protezione Civile, la Croce Rossa o le Misericordie che gestivano i campi a fare i rifornimenti ed agevolarli negli scarichi dei prodotti .
Chiudono le tendopoli e arriva il Natale folgorante del 2009 con la solidarietà di tutto il mondo che ci ha cercati e sostenuti acquistando i nostri torroni e panettoni.
Ma il momento più temuto non si è fatto attendere ed è stato gennaio dove è arrivato lo stop fisiologico nel quale l'azienda ha avuto un calo di commesse.
Non esistendo più il mercato locale del centro storico si sono fermate automaticamente le vendite dei nostri favolosi biscotti che fornivamo nelle enoteche, nei bar, nei negozi specializzati, negli alimentari o nei centri commerciali.
Non ho paura ma mi rendo conto che senza L'Aquila ho bisogno di trovare un indotto commerciale fuori questo territorio dolorante dove la ripresa sarà lenta e faticosa.
Quindi internet che mi permette ogni giorno di conoscere tante persone tra le quali i foodblogger , un gruppo di originali appassionati del mondo del cibo.
Ho 41 anni ed ho sempre lavorato nel marketing, guidata da studi accademici che mi facevano camminare quasi su un territorio tracciato da altri.
Dopo il 6 aprile mi sento un'esploratrice, una pioniera che cerca, curiosa, osserva luoghi e mosse come se fossi la prima a scendere su un'isola deserta.
Ripartire , o meglio risorgere dopo un sisma catastrofico dove non hai più neanche un punto di riferimento in piedi è davvero difficile ma allo stesso modo affascinante.
Quando hai bisogno di ago e filo e sei costretto a chiederlo a qualcuno che te lo deve portare da Roma il giorno seguente capisci che devi ripartire da zero e se sei coraggioso fai finta di niente e riparti altrimenti fai le valige e decidi di tornare dopo un paio di anni quando qualcuno al posto tuo avrà provato a riattaccare i pezzi di un puzzle.
Noi abbiamo deciso di rimanere non senza vivere momenti di grande sconforto ma Sorelle Nurzia è stata la nostra ancora, un transatlantico che è uscito fuori rotta , ha imbarcato un pò d'acqua ma poi grazie a chi stava al timone ha ripreso la via, cercando di non guardarsi mai alle spalle e sostenendo chi aveva momenti di cedimento. Ora siamo migliori di prima, sicuramente persone diverse ed orgogliosi di non aver mai abbandonato la nave. Anzi....
Nuova vita...nuovi modi di lavorare e produrre.
Lavorare sulla destagionalizzazione di Sorelle Nurzia è stato il mio primo pensiero, uscire dal binomio Sorelle Nurzia uguale torroni uguale Natale ma piuttosto Sorelle Nurzia ......tentazioni tutto l'anno.
Ho letto , non so dove, che quando ci sono grandi avvenimenti catastrofici , situazioni negative che cambiano la vita, di contro ci sono nuove risorse che lo spirito di sopravvivenza ti spinge a tirare fuori.

Forse è propri dietro questa filosofia che è uscita la nuova linea di Sorelle Nurzia che propone la Pasqua con colombe, pizze di Pasqua prodotte con patate locali e lievitate 2 giorni, uova di cioccolato realizzate con il nostro cioccolato del torrone e ovetti confettati, praline di ogni tipo, amaretti, cantucci al pistacchio e tanti tanti altri prodotti da forno.
Vi invito quindi a visitare il nostro sito www.sorellenurzia.it, anzi , mi piacerebbe invitarvi in fabbrica qui da noi per conoscerci e visitare un pezzettino dell'Aquila produttivo e pieno di vita!!!
Se poi siete interessati a qualche prodotto o alla nostra linea di biscotteria potete contattarmi , sarò lieta di darvi ogni consiglio o chiarimento.

Vi abbraccio
Mara”


ECCO IL LISTINO PREZZI DEI PRODOTTI DELLE SORELLE NURZIA (Per una buona visione cliccarci su)


Le colombe costano euro 15,00 cadauna.
Tipologia classica alle mandorle, o al cioccolato, da 1 kg.
Le pizze di Pasqua da 1/2 kg, € 5,00 quella da 1 kg, € 9,00 cad.

Le condizioni di vendita sono le seguenti:
Le spese di trasporto sono di 5 euro a spedizione.
Pagamento: anticipato altrimenti contrassegno.
Consegna immediata.

Visione campionatura, sul sito www.sorellenurzia.it

Per ordini o info: mara.sorellenurzia@gmail.com

Grazie per ogni cosa ma soprattutto per l'entusiasmo e la grinta che ci state regalando......




Vi segnalo inoltre che sabato 27 marzo a Roma nella chiesa valdese di piazza Cavour in occasione del consueto mercatino pasquale di beneficenza, il nostro Roberto avrà da dei prodotti delle sorelle Nurzia in vendita

tzatzizelig

lunedì 8 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 33 commenti


La settimana scorsa si parlava di pasta, una volta tanto un post serio, in cui si affrontavano con serietà gli insidiosi temi della cottura della pasta, della qualità della semola, del glutine.
Era andato tutto bene, erano scaturiti degli spunti interessanti, si disquisiva amenamente di pasta liscia e rigata, di semole e proteine, quando ecco all’improvviso comparire un commento anonimo, ma non troppo anonimo, era mio padre che doveva dire la sua, e qualcuno ha pensato bene di dargli man forte.
Insomma in maniera del tutto involontaria tra i commenti è venuto fuori una specie di teatrino, un duo comico d’eccezione.
Solo per darvi un’idea.

“Lo spaghetto, e così i suoi fratelli, larghi, alti, chiatti, rigati, storti e pure gli orfanelli della minutaglia, ha un’anima. Quando lo cucinate pensate a lui, a come gli piacerebbe essere cotto, presentato, servito, al piacere che si propone nell’emettere il sibilo prolungato nel suo veloce viaggio tra le labbra dischiuse. Così, appagato, ammiccando vi schizzerà nell’occhio un po’ del suo sugo.Propongo di creare il Garante dello spaghetto. A tutela di questa povera creature. Pensateci.”

“Buon giorno sono Spaghetto Garofalo e scrivo da Gragnano.Ringrazio innanzitutto papa' Tzatziki perche' ha colto la mia sofferenza, quante volte mi capita di vedere buttata su una bilancia tanta attenzione nel fare il sugo e nei miei confronti solo indifferenza...Ci tengo pero' a sottolineare che essendo un giovane tutto di un pezzo, non sbianchisco e non mi ammollo MAI!!!! :-)”


E dopo uno spunto così come potevo non correre a cucinare spaghetti.
Vi presento la frittata di scammaro, un classico della cucina napoletana.
Lo scammaro è una frittata senza uova, il suo nome deriva dal napoletano "scammarare", che è il contrario di "cammarare" che significa mangiare di grasso, insomma lo scammaro è una pasta di magro, condita con olio, olive, capperi e acciughe e fatta abbrustolire da entrambi i lati


FRITTATA DI SCAMMARO
Per 2 persone
200 gr di spaghetti o vermicelli
1 spicchio d’aglio
50 gr di olive di gaeta denocciolate
20 gr di capperi sotto sale
2 acciughe sotto sale
Olio

Soffriggere l’aglio in una padella con olio e.v.o. ed eliminarlo quando si sarà imbiondito, aggiungere le olive, i capperi ben dissalati e le acciughe lavate e spinate.
Sminuzzate leggermente con la cucchiarella di legno il tutto.
Nel frattempo lessare la pasta al dente, condirla con la salsa ottenuta.
Versarla in una padella antiaderente, livellatela bene e cominciate a farla cuocere come una frittata, cioè facendo ruotare la padella per farla abbrustolire in ogni suo lato.
Una volta che si sarà “arruscata” per bene da una parte, rivoltatela e fate lo stesso dall’altro lato

Per 200 gr di pasta io uso una padella di 20 cm di diam

Il doppio volto (della pagnotta)

venerdì 5 marzo 2010

Pubblicato da robertopotito 30 commenti

Si avvicina la primavera...le giornate diventano più lunghe e l'aria è più leggera...
E' ovvio che anche il palato ricerchi piatti più leggeri e freschi ed io in contro tendenza ho preparato questa pagnotta assolutamente invernale..perché non si sa mai l'inverno può ancora giocare scherzi ...i cosìddetti "colpi di coda".
Si tratta di un pane di semplice preparazione e di sapore molto intenso che può diventare delicato se abbinato ad un tenero e dolce formaggio o può assumere un sapore più deciso se consumato con salumi ben stagionati.
Questa pagnotta, in un certo senso, mi assomiglia.Il volto austero e serio é riservato per il lavoro ed il volto più leggero per i tantissimi momenti di "gioco" (grazie a Dio) come questi!

PAGNOTTA RUSTICA CON PROFUMO DI LAVANDA E FIORI DI ARANCIO

800 GR DI FARINA 0
150 GR DI FARINA DI FARRO
480 GR DI LIEVITO NATURALE BEN MATURO
1 GROSSA CIPOLLA BIANCA ROSOLATA IN OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA ASSIEME A 200 GR DI PANCETTA AFFUMICATA
1 CUCCHIAINO RASO DI FIORI DI LAVANDA
1 CUCCHIAINO RASO DI FIORI DI ARANCIO ESSICCATI
100 GR DI OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA
500 GR CIRCA DI ACQUA A TEMPERATURA AMBIENTE
2 CUCCHIAINI RASI DI SALE FINO MARINO



ESECUZIONE

Prendete il lievito ed unitevi gli altri ingredienti ad eccezione della cipolla rosolata, della pancetta e dei fiori di arancio e di lavanda che andranno aggiunti solo al termine dell’impasto.
Se quest’ultimo dovesse presentarsi , una volta inseriti tutti quanti gli ingredienti, eccessivamente appiccicoso, spolverizzare leggermente la superficie di lavoro con pochissima farina di farro.
L’impasto dovrà essere lavorato a lungo per almeno trenta minuti senza abbandonarlo mai, utilizzando delicatezza e lentezza nei movimenti. Tale accorgimento si rivela alquanto utile ogni qualvolta si maneggia un impasto con farina integrale: i movimenti lenti, ma continui evitano l'eccessivo sforamento delle parti più esterne della cariosside a danno del tessuto glutinico dell'impasto consentendo uno sviluppo armonico della pagnotta.

Al termine della lavorazione, ungere leggermente l'impasto con olio e lasciare lievitare per circa tre ore.

Successivamente riprendere l'impasto e formare con esso un filone grossolano. Spolverizzare con farina integrale (farro, etc) e lasciare in lievitazione per circa un paio di ore avendo cura di vaporizzarne la superficie ogni trenta minuti.

Infornare a 220° per circa quindici minuti e proseguire la cottura fino al completamento per i successivi 40/50 minuti.

Si conserva per almeno tre o quattro giorni se avvolto, dopo il raffreddamento, in un panno di cotone, mantenendo pressocché intatti il profumo ed il sapore peculiare.
.

mi sono lanciata

mercoledì 3 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 27 commenti


Il fatto che io venga da una città di mare che è, per i pochi che non lo sapessero, Napoli, che abbia vissuto gran parte della mia vita in suddetta città di mare, che abbia trascorso gran parte delle mie estati in luoghi di mare con grandi tradizioni culinarie, che a casa mia il pesce si sia sempre cucinato molto, non mi hanno assolutamente impedito di essere timorosa di cucinarlo.
Ritengo che il mio timore sia dovuto in parte al fatto che sono una persona alquanto schifiltosa e che la puzza di pesce non mi è mai piaciuta molto.
Anche stavolta è venuto in mio soccorso Lorenzo Secondi.
Vi avevo già parlato del corso sulla carne che avevamo seguito con lui, la settimana scorsa mi ha illuminato invece sulla cucina di pesce.
Ditemi voi se una napoletana doveva andare a Varese per imparare a pulirlo, a sfilettarlo e a cucinarlo!!!!


CRUDO DI SARDINE CON ARANCE E POMODORI SECCHI

Per 2 persone
Una decina di sardine già pulite
1 arancia pelata al vivo
50 gr di pomodori secchi
1 pugno di mandorle
Olio e.v.o.
1 limone
Sale grosso

Sistemare le sardine già pulite su un piatto e ricoprirle con sale grosso, dopo circa ¾ d’ora noterete che il pesce ha tirato fuori dell’acqua, a quel punto sciacquare le sardine ed asciugatele con carta assorbente. Per le sardine bastano ¾ d’ora 1 ora sotto sale, per degli sgombri ci vorranno 3 ore circa.
Rimettere le sardine in un piatto e spremeteci sopra 1 limone, dopo circa 5 minuti, asciugatele e servitele su uno spicchio di arancia pelata al vivo accompagnate dai pomodori secchi tritati con le mandorle e dell’olio e.v.o.

P.S.

Venerdì finalmente torna a grande richiesta Roberto con uno dei suoi pani

Qui trovate il racconto della mia visita all'Hostaria da Bruno, dove Lorenzo lavora

chi nasce tondo non può morire quadro

lunedì 1 marzo 2010

Pubblicato da Lydia 55 commenti


Chi nasce tondo non può morire quadrato.
Questo è uno dei miei modi di dire preferiti, è uno di quegli assiomi in cui credo fermamente.
Penso che nella sostanza le persone non possano cambiare nel corso della propria vita, certo possono smussare alcuni aspetti del proprio carattere, possono correggere qualche atteggiamento, ma chi è egoista, egoista rimarrà, chi è votato al sacro ruolo della crocerossina, morirà immolato per gli altri, statene pur certi.
Posso, altresì, con somma gioia affermare che quanto detto sinora non vale per i dolci, una tartelletta che è sempre stata tonda per definizione, può diventare quadrata.
Certo dovete avere un’adorabile amica che per esaudire uno dei vostri tanti capricci, gira il web in lungo e in largo alla ricerca di stampi per tartellette quadrati.
E non solo ci riesce, trovando una fantastica placca per tartellettine con fondo amovibile, ma ve le fa recapitare quasi fin sotto casa


TARTELLETTE AL MAIS CON CREMA DI RICOTTA E AGRUMI

Per la frolla
100 gr di farina di grano duro
100 gr di farina di mais fioretto
100 gr di burro
1 uovo
60 gr di zucchero fine (tipo zefiro)

Preparate la frolla come siete abituati a fare, io metto tutto nel Kenwood e con la foglia impasto tutto.
Penso sia il modo migliore, si può utilizzare burro di frigo, non lo si maneggia, e si fa velocemente, il che non guasta.
Foderare gli stampi per tartellette e metterli in freezer per qualche minuto.
Ricoprirli di legumi per tenere la frolla bene in forma ed infornare a 180 gradi per una decina di minuti

Per la crema di ricotta
200 gr di ricotta di fuscella
40 gr di zucchero
1 uovo
Buccia di 1 arancia ed 1 limone grattugiati

Montare la ricotta con lo zucchero, aggiungere l’uovo e le bucce di agrumi

Una volta sfornate le tartellette riempirle per ¾ con la crema di ricotta ed infornare a 150 gradi per 5 minuti.
Lasciarle raffreddare e decoratele con dei lamponi